“Dream jobs are more often created than found, so they’re rarely attainable through conventional searches. Creating one requires strong self-knowledge”
Tim Clark, Business Model You
La settimana prima di tenere il talk al TEDx sono stato invitato a tenere un keynote speech ad un evento online promosso dalla Regione Emilia-Romagna e riguardante lo sviluppo dei servizi di orientamento lavorativo: Orientamenti Generativi per lo sviluppo delle competenze e il protagonismo giovanile.
La giornata si svolgeva al termine di un percorso formativo sul design thinking per operatori dei servizi regionali ed era aperta a educatori, operatori, docenti e studenti delle superiori. Il mio intervento è servito ad introdurre un pomeriggio di workshop di co-creazione tra i partecipanti.
Mi ha fatto molto piacere poter preparare e tenere il talk, essendomi trovato più volte a riflettere e raccontare come stava cambiando il mondo del lavoro e quali strumenti usare per orientarsi.
La cosa di cui sono più orgoglioso, dopo svariati workshop negli anni, è stato aver progettato una intera settimana di Summer Camp dedicata all’orientamento per ragazzə dai 17 ai 20 anni. Si trattava di un’esperienza che coniugava l’opportunità di stare in H-Farm, a stretto contatto con professionalità emergenti, con strumenti di autoriflessione che culminavano nella realizzazione del proprio “purpose statement“.
Se non sapete di cosa si tratta, ecco un esempio:
La mia missione è creare esperienze significative che permettano di imparare attraverso il gioco, la riflessione e la condivisione. Voglio continuare a sperimentare cose nuove che mi permettano di aiutare le persone ad entusiasmarsi per la scoperta e la crescita personale.
Uso un promemoria per validarlo ogni 6 mesi 😅 mentre ai ragazzi suggerisco di inviarsi una lettera nel futuro con https://www.futureme.org/.
Preparare la presentazione mi ha permesso di aggiornare diverse prospettive. Da un lato perchè, più passano gli anni, più mi allontano dalla percezione dei ventenni di oggi. Dall’altro perchè c’è stata una pandemia i cui effetti sul medio-lungo periodo ci sono ancora ignoti.
Gen Z
In quanto Millennial, mi sono state utili una paio di letture sulla Gen Z:
- ‘True Gen’: Generation Z and its implications for companies, un report di McKinsey & Company sulla Gen Z in Brasile che mette a confronto le abitudini di consumo di Baby Boomer, Gen X, Millennials e Gen Z.
- Memes Aside, What Do Zoomers Care About in This Job Market?, che riguarda la Gen Z in Asia e mi ha permesso di giustificare l’abbondanza di meme nella presentazione.
- Osservatorio Generazione Z, contiene i risultati di un sondaggio recente sulla situazione italiana e le prospettive riguardo l’impatto della pandemia su viaggi, scuola, consumi e lavoro.
Megatrends
Ho trovato ancora interessante Future of Skills, una ricerca del 2018 condotta da Pearson, Nesta e Oxford Martin School. Per quanto focalizzata sul contesto anglosassone e al netto della pandemia da Covid-19, ritengo sempre validi i megatrends in atto che avevano individuato:
- cambiamenti tecnologici
- globalizzazione
- cambiamento demografico
- sostenibilità ambientale
- urbanizzazione
- aumento delle disugaglianze
- incertezza politica
Futur of Jobs report
Uno dei report probabilmente più citati quando si parla di trend del mondo del lavoro credo sia “The Future of Jobs” del 2016 del World Economic Forum. Ad Ottobre 2020 ne è uscita una nuova versione somministrata all’inizio della pandemia (tra marzo e aprile 2020).
In questo senso, sebbene faccia riferimento alla prospettiva di grandi aziende (> 100 dipendenti) operanti su scala globale, contiene un po’ di dati interessanti sui trend attesi come diretta conseguenza della pandemia 🦠.
Il mondo del lavoro che cambia
Secondo Adecco tra le tendenze del 2019 c’erano il lavoro fluido e la taskizzazione (gig workers). A cui mi sento di aggiungere una riflessione sui modelli organizzativi delle aziende, che sempre più stanno scoprendo approcci lean e agili.
Sul tema “organizzazioni che cambiano” consiglio sempre “Reinventing Organizations” di Frederic Laloux (che trovate anche in italiano e se non avete tempo c’è la versione illustrata).
Leggetelo.
Sul serio.
Anche solo le prime 40 pagine 😉.
Skill richieste e dove trovarle
Sempre riguardo al tema delle skill, ho trovato interessante la proposta, sempre da parte del World Economic Forum, di realizzare una tassonomia condivisa per parlare di skills nel mondo del lavoro.
Chissà per quanto ancora ci troveremo a distinguere tra hard e soft skills e a promuovere lo sviluppo di capacità di base come il pensiero critico, l’apprendimento continuo e l’intelligenza emotiva. Nel frattempo credo sarebbe bello riuscire a sviluppare un linguaggio comune, trasversale a diversi settori.
Sulla co-progettazione
Il talk si è concluso con una breve parentesi sulla progettazione di servizi, dato che a seguire i partecipanti avrebbero partecipato a dei workshop. Su design thinking e tools per co-progettare c’è veramente un sacco di roba che, tra l’altro, conoscevano già. Ho segnalato solamente, grazie ad Enrico 🙏, l’ottimo “Good Services: How to Design Services that Work” di Lou Downe (2019).
Un’altra cosa che ho condiviso, dato che nel mio recente percorso come facilitatore l’ho trovata molto stimolante, è una rappresentazione visuale che racconta la difficoltà di passare da una fase divergente ad una convergente.
L’illustrazione si trova all’interno dello splendido “Facilitator’s Guide to Participatory Decision-Making” di Sam
Kaner (2014) che ovviamente non parla tanto di design ma di facilitazione. Una fase divergente e convergente non si trova solamente nel processo del design thinking ma qualsiasi volta vi trovate a dover prendere delle decisioni in gruppo.
Forse non riflettiamo mai abbastanza su quanto sia complicato (in assenza di regole condivise) passare da una fase all’altra facendo tesoro di quanto emerso nella fase precedente. Penso sia importante essere consapevoli che la “zona della frustrazione” è la normalità e ci sarà sempre 😅.
“If you’re not embarrassed by the first version of your product, you’ve launched too late”
Reid Hoffman, founder of LinkedIn