Mi piace parlare di quello che leggo. L’avvento del binge-watching ha decisamente rallentato i miei ritmi di lettura, in ogni caso più legati alla fiction (fumetti, romanzi) che alla saggistica. Come per la musica attraverso lunghi periodi affezionato alle cose che sono sicuro mi piacciano, alternati a brevi periodi di scoperta ed esplorazione. Compro molti più libri di quanti sia in grado di leggerne, così la pila dei libri che vorrei aver finito accumula polvere anche per diversi anni. Lo scorso autunno ho ricominciato ad esplorare con maggiore avidità le “radici” su cui si fondano le prospettive in ambito educativo che condivido maggiormente.
Il mio personalissimo elenco di lettura è stato, nell’ordine:
- “Pedagogia dell’autonomia” di Paulo Freire
- “Descolarizzare la società” di Ivan Illich
- “Mario Lodi – maestro” a cura di Carla Ida Salviati, con una selezione di pagine da C’è speranza se questo accade al Vho
- “La pedagogia della lumaca” di Gianfranco Zavalloni
Ora sto cercando di leggere sia “I cento linguaggi dei bambini” sull’approccio Reggio Children che “La culla degli obbedienti” una serie di conversazioni sul rapporto tra educazione e potere. Da un lato vorrei continuare a riempire i miei ampissimi “buchi” in ambito pedagogico (Piaget, Freinet, ecc), dall’altro sto esplorando le numerose connessioni ed esperienze che esistono qui in Italia, dal Movimento di Cooperazione Educativa all’educazione libertaria.
Post scriptum: un anno fa è uscita la traduzione italiana di Lifelong Kindergarten, se non l’avete ancora letto in lingua originale 😉