l'importanza del tempo libero, o come cercare di farne a meno

Condivido le impressioni sulla pigrizia comunicativa di cui parla Teo, perchè spesso mi ritrovo nella stessa situazione. Si tratta più che altro di una pigrizia di fondo (direi accidia), sempre presente al primo sprazzo di “tempo libero” (che poi cosa vuol dire ‘tempo libero’?). Anche secondo me il metodo migliore per risollevarsi è la pratica del “fare“. Anche se il problema principale è risvegliarsi nel momento di pigrizia, affermando “Lo voglio fare. Adesso.”.

La cosa assurda è vedere i due estremi.

Alle volte sono talmente coinvolto nella pigrizia che passo ore e ore a far niente. Ovviamente su internet. Saltando di qua e di là in un vortice di serendipità. E ottenendo la frustrazione a fine serata, quando mi rendo conto di quanto avrei voluto fare e non ho fatto.

Altre volte invece, e mi sta succedendo proprio in questi giorni, sono talmente preso dalla volontà di “fare” e dall’entusiasmo di mille idee diverse, che ricado nella frustrazione del tempo che non ho per farle e mi perdo in mille pensieri inconcludenti.

Forse un’altra buona pratica potrebbe essere proprio lo smettere di classificare il tempo come “tempo libero”, distinto da qualche altro tipo di tempo. D’altra parte non abbiamo nessun tipo di controllo sul tempo, quindi che senso ha definirlo libero o meno? Giallo o profumato?

E se con “tempo libero” intendiamo il nostro modo di vivere quel tempo, non è che, forse, immaginandoci il resto del tempo come “non libero“, finiamo per accumulare sentimenti di frustrazione e stress? Sono sempre più convinto che siamo noi, con queste convinzioni, i primi artefici delle molte gabbie in cui affermiamo di essere incastrati (lavoro, studio, società). Mi accorgo ora che non ho passato mesi a cercare un lavoro o un ambito di studi che mi piacesse, che fosse adatto alle mie passioni. Ma ho avuto la fortuna di mettere la passione in quello che facevo.

E ora l’idea è fottersene del concetto di tempo libero.

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