A seguito di alcune discussioni sulla presentazione a SOFTxBIB 2011, volevo riassumere brevemente la mia opinione sullo stato dell’automazione in Italia. Poi non lo faccio più, prometto.
Innanzitutto c’è il problema delle risorse finanziare, che colpisce un po’ tutti, ma che incide particolarmente sul mondo delle biblioteche.
Ma non sto parlando solo della crisi economica. Sto parlando soprattutto del modo in cui le biblioteche scelgono un sw, ovvero di chi effettivamente decide l’acquisto. Già l’avevo notato all’università, ma lavorando molto per le biblioteche pubbliche, mi sono accorto che quasi mai la decisione spetta ai bibliotecari.
Bandi di gara, rinnovi di contratti, l’acquisto di una stampante o un nuovo computer, sono tutte scelte per cui la consultazione con i bibliotecari può avvenire, certo, ma non è vincolante. All’università chi sceglie sono i docenti, in un comune gli assessori. E quanti di questi sono stati visti recentemente alle Stelline o simili?
Capite quanto può essere dura convincere della necessità di un nuovo toner, le stesse persone che negli anni hanno riempito le biblioteche di impiegati piuttosto che di bibliotecari. Il tutto causa quel circolo vizioso per cui, non valorizzando i servizi delle biblioteche, la percezione del loro valore non aumenterà mai.
Per quanto riguarda le aziende del settore, se assumiamo che il collo di bottiglia della gestione finanziaria sia rappresentato dalla componente politica e che raramente vi sia sinergia tra questa e i bibliotecari, è lecito chiedersi dove le aziende scelgono di collocarsi e quanto questo influisca sulle strategie di sviluppo.
C’è poi il problema, un po’ più strano, dello scarso interesse da parte dei bibliotecari nei confronti di temi più “informatici”, che ha provocato un’ulteriore diminuzione della loro influenza sulle politiche di sviluppo delle aziende.
SBN è stato un progetto entusiasmante per quanto riguarda questi temi, ma la mia impressione è che si sia arenato troppe volte nel collo di bottiglia di cui prima, fino a diventarne una parte importante esso stesso.
E ora ci ritroviamo a parlare di ebook mentre di fronte abbiamo software totalmente client-side, incapaci di dialogare con altri sistemi, interfacce web anni ’90 e pochissima confidenza coi fenomeni del 2.0.
Un’ultima cosa riguarda poi la comunicazione delle aziende. Credo che, visto il panorama un po’ stagnante, le aziende non si sentano stimolate a diffondere quello su cui stanno lavorando, tanto quanto non sono stimolate a rilasciare il codice, perchè si chiedono “tanto chi lo leggerà? chi lo vorrà provare?”.
A questo proposito, mi spiace un sacco non aver fatto in tempo a rispondere al questionario inviato da Vanni Bertini, e mi riprometto di aggiornare il sito di Comperio il prima possibile, per integrare le informazioni che trovate nel “Rapporto sulle biblioteche italiane 2009-2010“.