L’editoriale dell’ultimo numero di Code4Lib journal ha come titolo “Code4Lib Journal non è solo per programmatori”. Oltre a riassumere il contenuto del numero, esprime alcuni concetti interessanti:
- molto del nostro lavoro si svolge di fronte a un computer
- l’utilizzo di tecnologie in biblioteca si fa ogni anno più pervasivo
- per lo staff della biblitoeca è importante saper comunicare adeguatamante con lo staff IT.
Nelle ultime settimane mi sono perso dietro la scelta di un nome adeguato per questo blog. Ho tralasciato elenchi di acronimi, termini composti con biblio-, lib-, auto-, riferimenti letterari e presuntuose banalità. Finalmente l’ho trovato quando ho smesso di pensare che il nome dovesse necessariamente riassumere quello di cui mi sarebbe piaciuto parlare: automazione bibliotecaria.
Non mi è mai piaciuta particolarmente la locuzione “automazione bibliotecaria”, ha un che di anacronistico secondo me, proprio per quanto ribadito nell’editoriale di Code4Lib Journal, ovvero che ormai l’utilizzo di applicazioni informatiche in ambito bibliotecario è assodato. Ma che dico ambito bibliotecario, utilizziamo costantemente applicazioni informatiche. Un software per la gestione degli accessi a internet serve tanto a una biblioteca quanto a un internet point, le applicazioni RFID nascono per l’antitaccheggio e non parliamo di siti web.
Certo, nell’editoriale non si parla di automazione, nè di informatica, si parla piuttosto di tecnologia. Il punto è piuttosto in che modo questa tecnologia è utilizzata. Quindi, anche volendo continuare ad usare il termine “automazione“, nulla in contrario, bisognerebbe spostare l’attenzione su cosa si automatizza e perchè. E l’unico modo per rispondere a questa domanda è confrontarsi con gli obiettivi della biblioteca e le strategie messe in atto per raggiungerli.
Ora, forse il problema sono io che non ho studiato, ma all’alba del 2011 fatico a capire, nel contesto italiano, come sta andando questo confronto tra le nuove tecnologie e gli obiettivi delle biblioteche.