Come ho già detto a qualcuno, la mattina presto, mentre faccio colazione, ho la fortuna di assistere, su rai 3, alle comparsate televisive di candidati sindaci e amministratori vari. Oltre a gustare, un po’ prima e un po’ dopo, alcuni deliziosi spot elettorali.
Avrei voluto fare una rassegna critica del materiale video, ma purtroppo sono pigro e non ho molto tempo a disposizione. Quindi mi limito a linkare a due video che mi hanno colpito (perdonatemi ma non me la sento di incorporare i video nel blog, non so perchè…):
1 – il mitico spot di Franco Frigo, candidato europeo del PD.
2 – l’affascinante spot del PNV, per l’indipendensa del veneto. Si raccomanda una comprensione media della lingua veneta.
Oggi al verde, durante il caffè, ho chiesto se i giornali hanno una linea politica. Con estrema naturalezza tutti mi hanno risposto affermativamente. Scemo io, ogni cosa qua in Italia ha una linea politica.
Ho fatto questa domanda dopo aver letto i commenti all’articolo apparso sul Gazzettino di due giorni fa, su un battibecco tra direttore e candidato sindaco Zanonato. La redazione web risponde parecchio ai commenti e una di queste risposte era proprio: “I giornali – nessuno escluso – hanno una linea politica. La redazione web”
Ho chiesto anche a loro sotto forma di commento e mi hanno anche risposto:
Gentile redazione web, sarei curioso di sapere qual è la vostra linea politica e come questa si manifesta nell’organizzazione del giornale. Inoltre vorrei sapere in che modo si differenzia da una linea editoriale. Se possibile gradirei esempi concreti.
Ho cercato sul sito ma non ho trovato questa informazione.
Grazie mille.
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La redazione web
Chiarisco i miei dubbi e chiedo a voi cosa ne pensate in merito:
1 – se tutti i giornali hanno una linea politica, è lecito aspettarsi una mancanza di obiettività? Anzi, è giustificabile tale mancanza, proprio in forza della linea politica? Più in generale, la linea politica è conciliabile con la deontologia professionale del giornalista?
2 – perchè la linea politica di un giornale non può essere dichiarata in modo esplicito? Capisco che l’ambiguità porti maggiori acquisti. Così come elettori di sinistra guardano il Tg5, ci sono elettori di sinistra che comprano il Gazzettino. Ma suvvia, qua stiamo proprio raschiando il fondo del barile…
3 – la domanda provocatoria circa gli esempi concreti, è stata prevedibilmente elusa. Però la curiosità resta. Quindi mi ripeto, come si manifesterà mai, nel comunicare una notizia, la linea politica di un giornale?
Mi chiarisce un po’ il dubbio il commento immediatamente successivo al mio
Inevitabilmente chiederei lumi soprattutto a Gianluca per saperne di più. Specialmente se esiste e qual è la differenza tra linea editoriale e linea politica. Oppure sono la stessa cosa, come mi han fatto notare, e sbaglio io a pensare che ci possa essere una distinzione.
con obiettività intendevo l’onestà intellettuale di cui parlava Jean.
ah, e fortuna che ci ricordi cosa spetta a dio…. 🙂
e come si fa ad avere un NYT anche in Italia? perché i ns giornalisti sono così ricattabili?
@ giulio: l’obiettività, come la solitudine, spetta solo a dio 🙂
salute
dimenticavo: tra le righe ho accennato alla differenza tra linea politica e linea editoriale. In realtà la prima è un sottoinsieme della seconda. Nel senso che una linea editoriale è quella linea guida alla quale i redattori di un giornale dovrebbero attenersi perchè rappresenta il punto di vista generale della testata. Ma per sottolineare come le due cose non combacino esistono due figure, il direttore politico e il direttore editoriale, che possono convivere nella stessa testata. E’ una cosa molto italiana (come direbbe Stanis), ma è abbastanza comune. Spesso si sceglie deliberatamente di cancellare questa differenza per “facilitare” le cose. La linea editoriale è qualcosa che comunque dovrebbe (uso sempr ei condizionali non a caso) essere indicativo, di tendenza, non assoluto.
Il problema è che il nostro sistema è fortemente politicizzato e, entrando nel caso specifico del gazzettino, Papetti è li proprio perchè sia a disposizione del politico di turno a fare “il lavoretto”. Altrimenti li non ci sarebbe mai arrivato. e se si fosse rifiutato, sarebbe stato presto trombato. Questo è il dramma.
Chiaro. grazie mille Jean.
Avevo letto della questione sms. Tra i commenti del gazzettino leggevo che oggi avrebbero risposto con un articolo, ma sul web non ho visto niente.
Segnalo comunque l’articolo del mattino relativo alla faccenda, e la stupenda foto del cellulare della Destro che trovate sul blog del candidato del PD Alessandro Noccarato.
PREMESSA: durante la conferenza del battibecco tra Zanonato e Papetti (direttore gazzettino), il caso è scoppiato perchè è stata vista (e fotografata) la Destro mandare un sms a Papetti con scritto “adesso fai innervosire il nano”. Al che Papetti è partito con la polemica e l’ha provocato direttamente. Il giorno dopo il gazzettino titolava: “Zanonato perde la testa e attacca il direttore del gazzettino”, aggiungendo che il sindaco è “troppo nervoso” per poter governare bene. Ogni commento è superfluo.
il tuo dubbio espresso nel punto 1 è legittimo. La deontologia prevede obiettività e capacità di astrazione dai propri punti di vista nel momento in cui ci si appresta a raccontare a qualcuno dei fatti…la linea politica di un giornale (che non è quella editoriale, ma spesso si tendono a confondere per comodità ipocrita) è qualcosa di reale con cui bisogna fare i conti se ci si scrive sopra. Ma le due cose possono tranquillamente convivere nel momento in cui si difendono le proprie tesi, si porta avanti una campagna, ma si è onesti nel farlo. Onesti intellettualmente intendo. Questo significa prima di tutto esplicitare le proprie posizioni (punto 2), e poi non giocare sporco. Quello che ha fatto il gazzettino, o meglio il suo direttore, è veramente qualcosa di bassissimo. Il fatto che un direttore si faccia “pilotare” come guidato da un joypad da un politico (in questo caso la Destro), scattando al comando “adesso fai arrabbiare il nano”, non è questione di deontologia o linea politica. E’ serivilismo.
Ti faccio un esmpio: “Le monde”, in Francia ha una linea politca: la gauche; ha una linea editoriale: politica internazionale in primo piano, approfondimenti, taglio “alto”. Questo comporta delle scelte, ovviamente, ma non impedisce ai giornalisti di Le Monde di seguire una deontologia professionale ineccepibile, tant’è che in Francia Le Monde è lettissimo anche dai “destrorsi”, proprio perchè c’è onestà intellettuale alla base.
Un altro esempio eclatante è la cosiddetta “scelta” che i quotidiani principali americani fanno ad ogni elezione…Non è che il NYT cambia linea politica o editoriale ogni 5 anni, rimane un giornale tendenzialmente conservatore e con un target ben definito, eppure negli ultimi anni si è spostato tra repubblicani e democratici con grande disinvoltura, appoggiando di volta in volta il candidato che la redazione (o il direttore, o i finanziatori…ovvio) riteneva opportuno, o ancora meglio appoggiando la proposta politica a prescindere da dove provenisse. La campagna sulla sanità ha certamente aiutato Obama, eppure è arrivata anche da giornali come il NYT.
Ma nessuno del NYT si è mai sognato di “fare innervorsire il nano” sotto comando di qualche capoccia politico. Questo perchè, anche cinicamente, se al direttore del NYT arrivasse un sms come quello che è arrivato a Papetti durante la conferenza stampa in questione, lo sbatterebbe in prima pagina il giorno dopo facendo uno scoop eccezionale.
Per chiudere, credo che il buon senso sia come sempre il punto di riferimento migliore in questo caso. L’altra settimana ho dovuto scrivere un pezzo su Barbara Degani, candidata Pdl per le provinciali a Padova. Ovvio che non volevo farle lo spottino, però dovevo farla parlare: ho scelto di farle una domanda sul perchè della sua candidatura (molto polemizzata all’interno del PDL) e ho raccolto qualche opinione dei “trombati”. Ho messo questo nel lead del pezzo e poi ho chiuso con un paio di sue dichiarazioni di intenti in discorso diretto. Ne è uscito un pezzetto onesto, non ho provocato, ho raccontanto il suo punto di vista e un fatto che è realmente accaduto: la polemica per la candidatura. Poi chi mai leggerà il pezzo si farà la sua opinione.
In questo modo sono stato coerente con la mia linea politica (mia, perchè il nostro giornale non ne ha una), ma allo stesso tempo l’ufficio stampa della Degani, letto il pezzo (dopo che è stato pubblicato) non ha avuto nulla da ridire. Ovvio che poi,questo non deve scadere nel neutralismo. Perchè se c’è da dire qualcosa di scomodo va detto.
Nessuno pretende la totale imparzialità, è impossibile. Ma l’onestà intellettuale si.
Al di là dell’interessantissimo argomento del post rispetto al quale spero gianluca illuminerà tutti noi, sarebbe possibile risalire alla canzone che fa da introduzione allo spot elettorale del pnv? Ha quel non so che di tradizione popolare che mi affascina.
Cmq sottolineo che ci terrei molto a diventare la slovenia! tu vota piennevu.
ti ga votà piennevì?