Eh, lo so, cpd23 è finito. Almeno, sono state pubblicate tutte e 23 le “lezioni“. Però io son fermo alla 20 (la 17 me la tengo da parte come bonus finale perchè ci tengo). Ah, e scrivo in italiano che qua il feedback dal mondo anglosassone scarseggia.
Ad ogni modo la lezione 20 riguarda un progetto molto affascinante chiamato Library Routes Project. In sostanza uno spazio per condividere in che modo siete diventati bibliotecari (da dove siete partiti) e che strada avete intrapreso lungo il vostro cammino. Viene citato nel post anche il Library Day in the Life Project, un altro progetto molto simpatico che si svolge 2 volte l’anno e prevede di condividere, attraverso blog post, foto, twitter, un’intera giornata (o una settimana) nella vostra vita di bibliotecario o studente.
Come già spiegato alla lezione 10 e ribadito qui e là, non riesco a definirmi “bibliotecario”. Ma vabbè….questo forse è un problema tra me e la lingua e cultura italiane. Non credo valga la pena tediarvi con le mie radici, nemmeno stessimo narrando le origini di un X-MAN. Le mie uniche esperienze di vita in biblioteca sono state 300 ore di front-desk alla Biblioteca di Servizio Didattico delle Zattere a Ca’ Foscari (di giorno e di sera). L’interesse nei confronti delle biblioteche è nato dall’incontro con alcuni bibliotecari di Ca’ Foscari, con Zeno (per Koha) e con i miei docenti del corso di Informatica per le Discipline Umanistiche (che non esiste più). Poi mi sono appassionato di software open source. Poi è finita che ho fatto una tesi sugli Integrated Library Systems.
Mentre mi stavo laureando ho mandato il mio CV ad alcune aziende che si occupano di automazione in Italia (c’ho messo poco) e Comperio mi ha risposto positivamente, dandomi tra l’altro la possibilità di mantenere il piede nelle due staffe (informatica e biblioteconomia)…che poi mi suona sempre più ridicolo parlare di due staffe, come fossero una cosa così distante…Ora sto facendo il project manager…che non si capisce bene cosa voglia dire….però andrò avanti per questa strada per un po’ mi sa. E la strada vorrebbe essere: coinvolgere maggiormente i nostri clienti nel processo di sviluppo del sw, migliorare il sw, usare soluzioni standard, imparare cose nuove e condividerle. Troppo? Beh, essere ambiziosi è un buon modo per darsi una direzione.
(oh, tu che passi di qui, e hai mandato il tuo CV a Comperio quest’anno, ti chiedo umilmente perdono per non averti risposto. Abbiamo letto la tua mail e prometto che d’ora in avanti risponderò! Scusa! Non sai quanto capisco la frustrazione di non ricevere nemmeno una risposta di avvenuta ricezione! Ti prego di perdonarmi!
Detto tra noi, se poi scrivete che sapete programmare in PHP e ve la cavate con la piattaforma LAMP vi chiamo subito!!!)
P.S. la situazione del lavoro nelle biblioteche in italia è drammatica e questo lo sappiamo tutti. Io ci sono entrato dalla finestra dei servizi informatici, che credo in generale sia la carta più spendibile in questo periodo storico.
Anch’io ho la lezione 17 in sospeso… hot topic, eh? 😉
A parte tutto, alla fine non ho fatto il classico riassuntino di fine-cpd23. Un po’ come mi capitava con le versioni di latino al liceo, arrivato all’ultima frase non avevo più voglia. E’ stato però interessante riflettere su alcune cose, anche se il feedback non è sempre stato altissimo.
Quanto al tuo post, è comunque interessante leggere di come si è entrati nella professione, per quanto banale possa sembrare la storia: perché è comunque bello leggere di somiglianze e casualità nei percorsi. Anzi forse una certa banalità è più interessante di una storia pazzesca e unica, perché è proprio la semplice somiglianza dei percorsi che fa emergere un background comune, o una visione comune, sulla quale tentare di costruire una nuova professionalità.
Per questo è interessantissimo anche il finale: entrare dalla finestra, oggi, dice molto sulla natura della professione. Non solo sulla “situazione lavorativa” (che per me non è un problema delle biblioteche, ma della PA italiana, e il problema è che le biblioteche sono PA quando dovrebbero essere qualcos’altro) quanto sulla visione che occorre avere. Il fatto che si lavori nelle “biblioteche” passando dai servizi informatici è cosa buona. C’è ancora troppa poca sinergia fra queste due realtà, e troppi ancora credono che siano due cose distinte.
eh eh…comunque proverò a finire con calma anche le altre “cose” 🙂
Per la 17 il mio problema è che finché non ho finito di leggere il saggio del mitico E. Tufte, non posso parlare di PowerPoint e del male che ha fatto alla società.
Sulle finestre da aprire nel mondo delle biblioteche italiane ci sarebbe da parlare un sacco (programmatori, system librarians, digital librarians e chi più ne ha più ne metta) e sai che sfondi una porta aperta 😛
Il problema è che poi dietro c’è sempre la PA amata PA.