Alternative a Spotify, o piattaforme di default

Riprendo da dove ero rimasto perché negli ultimi 2 mesi mi sono trovato a investigare la possibilità di lasciare anche Spotify. Tutto è iniziato dopo aver incrociato online le diverse cose citate in questo articolo (finanziamenti del fondatore di Spotify + bassi compensi agli artisti).

Ho fatto un po’ di ricerche a partire soprattutto dalle piattaforme che retribuivano meglio gli artisti, dato che la motivazione etica (“non co-finanziare l’industria bellica”) è veramente deboluccia in questo caso. Non solo è impossibile trovare piattaforme valide i cui investitori non siano soggetti discutibili, ma soprattutto mi sembra assurdo giudicare le decisioni private di chi ha creato o sviluppato un prodotto.

Ho provato Apple Music, essendo abbastanza legato all’ecosistema Apple, per scoprire tristemente 😢 che l’intera user experience è molto migliorabile. Non solo non esiste un modo semplice e gratuito per migrare da Spotify ma la ricerca e i suggerimenti sono fatti molto male per i miei gusti.

Sto provando Deezer, piattaforma di origini francesi in mano ora ad un fondo statunitense. L’interfaccia è molto carina, offre un sistema gratuito (tramite TuneMyMusic) per esportare tutto da Spotify, gli algoritmi per scoprire nuova musica mi sembrano più “freschi” rispetto a quelli di Spotify (con cui mi sembrava di essere finito in una bolla rassicurante dove mi venivano suggerite sempre cose molto simili). Facendo fare a claude.ai una comparazione dei modelli di retribuzione, sembrerebbe inoltre che Deezer abbia un modello leggermente migliore di Spotify (ma proprio leggermente).

P.S. se qualcuno volesse leggere il mio scambio con claude.ai rispetto ai vari servizi alternativi a Spotify, lo trovate qui. All’epoca stavo confrontando soprattutto Apple Music, Tidal, Deezer.

Entro la prossima settimana devo decidere. In termini di costi mi sembra che Spotify stia alzando il costo del suo piano Family, quindi dovrei risparmiare un pochino al mese. Mi rendo conto ora che le motivazioni che mi avevano spinto a cercare una alternativa, non sono più così solide. Si tratta però di un caso simile a quello dei social network. Che è valido anche per Whatsapp e per le piattaforme di streaming. Spotify è entrato nel lessico comune come sinonimo di “piattaforma principale per l’ascolto di musica”. Quando ascolto i miei podcast o leggo un articolo di musica, quello che viene citato è sempre e solo Spotify. Comprensibilmente, essendo la piattaforma con più utenti.

Dopo aver passato anni a provare applicazioni diverse per comunicare, siamo finiti quasi tutti su Whatsapp. Dopo aver scaricato un sacco di musica pirata, stiamo usando quasi tutti Spotify. Dopo aver scaricato film e serie, stiamo usando quasi tutti una piattaforma come Netflix, Prime Video o Disney+.

Esattamente come per i social network, mi preoccupa pensare a queste come applicazioni di default. Darne per scontata la necessità. Forse ho bisogno di sentirmi un po’ matto e capire cosa significa uscirne. Non c’entra nulla con il digital detox. Tanti anni fa, soprattutto per l’hardware, si chiamava interoperabilità, ovvero la capacità di far parlare tra loro macchine diverse. Lato software significa la capacità di portare in giro alcuni dati tra applicazioni diverse.

Ora per tutte queste applicazioni, non si tratta più solo di trovare il prezzo migliore o le funzionalità più smart. Significa gestire delle relazioni. Su Spotify avevo un account family.

Cosa vorrebbe dire lasciare Whatsapp?

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