Coronavirus

Fammi buttar giù un po’ di pensieri, finchè sono caldi di pandemia.

Stiamo perdendo il contatto con i nostri calendari, sto ridimensionando il modo di vedere il futuro più vicino. È anche vero che le mie abitudini di vita non sono cambiate tantissimo. Un peccato per la primavera che arriva, ci godremo direttamente l’estate.

La cosa è progredita in maniera strana. Abbiamo passato alcune settimane a osservare cosa succedeva dall’altra parte del mondo. Nel giro di pochi giorno ci siamo ritrovati a dover gestire la stessa epidemia molto vicino casa. Quindi il governo ha iniziato a prendere misure sempre più stringenti.

La mia evoluzione è stata scandita da confronti familiari. Quando tutto chiudeva pensavo comunque si potesse stare in giro ma stando attenti. È successo in meno di dieci giorni che siamo passati da credere di poter andare in giro allo stare (quasi) tutti chiusi in casa.

Online è il delirio, sono tutti online. La mia bolla è esplosa e online ci sono tutti. A fare cose, a comunicare, a condividere.

Io in realtà sto lavorando come prima. Forse un po’ di più ma lo sapevo, mi sono partiti 3 corsi online. La differenza a livello lavorativo sono state 2 settimane di incertezza (“si fa, non si fa, ecc ecc.). E ora tutti i meeting che prima facevo di persona sono online. Diciamo almeno 2-3 meeting la settimana. Questo mercoledì ho fatto esami orali dalle 9 alle 14 e lezione dalle 16 alle 19. Ieri call dalle 9.30 alle 12.00, call dalle 15.00 alle 17.00 e meeting dalle 18.00 alle 20.30. Oggi call dalle 9.30 alle 13.30 e lezione dalle 15.00 alle 18.00. È comodo fare le cose online ma siuramente meno “fluido” che di persona.
Spero sia un’occasione per molte persone per rivalutare culturalmente il “lavoro da casa”, almeno nei miei settori.

Ma il vero dramma è la noia, ovvero chi non ha da lavorare, chi non ha niente da fare. Cacchio.
Per diversi giorni, e anche adesso, faccio fatica a trovare il giusto equilibrio. Ai due estremi si trovano: il panico da apocalisse zombie e la serenità della routine quotidiana. Il mondo sta urlando “preoccupatevi” ma probabilmente voi non morirete. Quindi è dura, durissima, trovare il giusto equilibrio per resettare la quotidianità e affrontare le giornate che stanno arrivando.

E io sono fortunato. Vivo una piccola comunità, abbiamo un giardino con la griglia, la casa condivisa con suoceri, zii, cognati. Al mattino vedo mia mamma che passa mezza giornata con suo nipote.

E poi penso a chi non ha questa fortuna, a chi è solo, a chi non ha una rete sociale che gli permetta di affrontare il panico da apocalisse zombie oppure il menefreghismo ignorante che spinge tante persone a ritrovarsi ancora.

Assembramento è la parola famosa di questo mese.

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