Durante i Digital Summer Camp prevediamo sempre un momento di confronto con i genitori, che ci permetta di raccontare il nostro approccio ma, soprattutto, di discutere assieme le numerose domande che hanno: “ma cosa impara mio figlio?”, “cosa fanno concretamente?”, “non abbiamo un kit robotico né sono un tecnico, come può andare avanti a casa una volta finiti i camp?”.
Anche se per ciascuna domanda si potrebbe aprire una lunga discussione, penso siano tutte accomunate dal nostro modo di intendere e percepire l’educazione.
Tanti anni di scuola ci portano a considerarla in termini di materie, conoscenze acquisite, esercizi e voti. I momenti di apprendimento come qualcosa di strutturato che avviene durante la scuola, di distinto dal resto della vita. Mi è capitato diverse volte di sentire frasi del tipo "non sono portato per lo studio, sono uno che preferisce darsi da fare". Anche se difficilmente sentiremo qualcuno dire "non mi piace imparare qualcosa di nuovo", immaginando l’apprendimento come qualcosa che avviene esclusivamente nel constesto strutturato della scuola, dimentichiamo sistematicamente tutte le occasioni di apprendimento che viviamo quotidianamente. Nella vita non si smette mai di imparare, si dice, in realtà probabilmente impariamo qualcosa ogni giorno.
Per questo motivo il nostro sforzo principale consiste nel realizzare degli ambienti di apprendimento, dove ciascun partecipante, secondo i suoi interessi e il suo background, scopra qualcosa di nuovo, consolidi le sue conoscenze e affini le sue capacità.
La nostra ambizione è sviluppare nei ragazzi confidenza in sè stessi e capacità relazionali.
La confidenza in sè stessi, nelle proprie capacità, viene coltivata lasciando che siano i ragazzi ad impegnarsi in prima persona su progetti. Non ci sono istruzioni da seguire ma idee da materializzare. Il primo giorno di camp diciamo a tutti che non è una scuola, non ci sono compiti o interrogazioni, non ci interessa contare il numero di risposte esatte ad un quiz, per noi è fondamentale far capire ai ragazzi che la motivazione per fare qualcosa di significativo non gli arriverà dal bel voto che potrebbero ricevere.
Chi sostiene il processo di apprendimento, affianca i ragazzi non tanto offrendo soluzioni ma attraverso domande: come hai costruito questa cosa?, cosa hai provato a fare per risolvere il tuo problema?, come vorresti cambiare questo progetto?.
La cosa più importante è stimolare la curiosità necessaria a cambiare la prospettiva con cui vediamo le cose e a crescere come pensatori creativi.
"Ma le cose invisibili hanno bisogno di incarnarsi, le idee cadono a terra come colombe morte."
Julio Cortàzar – Come va, Lòpez
Sviluppare le capacità relazionali per noi significa far interagire i ragazzi tra loro, in modo costruttivo, metterli nelle condizioni di esprimere le loro idee e ascoltare quelle degli altri. Quando diciamo loro che possono copiare intendiamo stimolarli a prendere ispirazione e interagire con il lavoro degli altri, a condividere quello che hanno imparato e a non avere paura di chiedere aiuto.
Nei Summer Camp la tecnologia diventa quindi funzionale a realizzare queste esperienze di apprendimento. La scegliamo perchè sostenga il nostro approccio. In questo senso per proseguire a casa non è tanto importante possedere un kit robotico o essere degli esperti informatici, per me non è interessante sapere se tutti i nostri partecipanti sapranno la differenza tra un if e un loop.
La cosa più importante non sono le cose che avranno imparato in 5 giorni, ma come le avranno imparate e quanta confidenza in più avranno nelle loro capacità creative.
It’s not about making learning happen, it’s about letting it happen
Sugata Mitra