sono tonnato dalle ferieeee!!! che poi non sono state ferie e sono più stanco di prima è un dettaglio che non serve approfondire 😛
Riguardo al fatto che all’OPAC SBN beta mancano dei tweak qui e lì, può darsi. Comunque non so quanto siano fattibili certe correzioni, visto che sul vecchio portale ha sempre funzionato così.
Hanno invece sistemato una cosa molto curiosa riguardante il nostro discorso, pensa che sul vecchio OPAC la scheda in formato unimarc fa diventare le nature W dei titoli significativi (campo 200 con il primo indicatore impostato a 1). Sul nuovo invece il primo indicatore del 200 è (correttamente) impostato a 0.
Questo ci porta abbomba al nocciolo del problema che ribadivo nel punto 1 della mia risposta alla Ale: perchè, se “W” e “titolo non significativo” sono la stessa cosa, continua ad esistere la “natura W”? Qual è la giustificazione della sua esistenza?
Questo non fa altro che discostare (utleriormente e senza apparente motivazione) SBNMARC da UNIMARC.
E’ tanto tempo che volevo intervenire su questo post, ma sono stato troppo a lungo lontano dai cataloghi per formulare una risposta convincente, e la mia dimestichezza attuale con Unimarc non è sufficiente.
Mi limito a osservare la tua immagine, e ti confermo che lì è proprio un problema di Opac. Non esiste che un sistema accetti come input di una query
1) un termine di un solo carattere
2) una parola (un numero!) che dovrebbe stare in una stop-list
Inoltre anche se fosse, un risultato di 95020X record dovrebbe essere bloccato prima di essere estratto e visualizzato, magari con un messaggio: “troppi record – filtrare la ricerca”.
Secondo me si tratta di semplici tweak che l’ICCU deve ancora fare su quella che mi sembra la nuova interfaccia Opac SBN – è così?
Quanto alle W, secondo me ha ragione Ale: le W non dovrebbero essere visualizzate se non a partire dalle opere superiori. Anzi, non dovrebbero poter essere cercate, poiché entrambe (W e titoli non significativi, sì, sono la stessa cosa) hanno un senso logico solo in relazione al titolo che le contiene. Gli opac Sebina, per fare un esempio, le visualizzano sempre precedute dal titolo superiore, fra uncinate, per dare un significato a un titolo che non ce l’avrebbe da solo.
Infine, non so nei casi specifici, ma spesso mi è capitato di trovare nei cataloghi notizie “sporche”, che per errori di catalogazione, inettitudine dei catalogatori (magari risalenti a progetti di recupero di venti anni fa), o banali errori informatici di import massicci, ha generato migliaia di titoli significativi identificati come M anziché W, privi di legami e orfani e irraggiungibili. Ogni catalogo ne è pieno, e lì più che l’architettura sono stati banali errori umani o da automatismi imperfetti.
Ti direi che da molto tempo ho intenzione di scrivere un post su SBN-MARC, dove spiegare il mio punto di vista 😛
Riassumo solo 2 cose, secondo me fondamentali:
1. quello che ho taggato con “standard, no grazie?” deriva dal fatto che, ammesso (e non concesso) che la “natura W” sia l’equivalente del “Titolo non significativo” Unimarc, mi chiedo come mai sia stato scelto di utilizzare una natura diversa, invece di utilizzare l’indicatore del campo 200. Forse la risposta più semplice è che “natura W” e “titolo non significativo” non sono proprio la stessa cosa?
2. se ci riflettiamo, la natura W non è altro che una scelta implementativa di regole di catalogazione. Pardon, l’intero SBN-MARC dovrebbe essere la traduzione “leggibile da una macchina” di regole di catalogazione “comprensibili agli uomini”. E sono queste regole (REICAT, ISBD, FRBR, AACR2, ecc.) che definisco la logica della catalogazione, non, viceversa, il MARC.
In parole povere, dovremmo badare al messaggio (catalogazione), non al mezzo (software). Quello che mi inquieta dell’impianto SBN (ma vale per qualsiasi software) è che porta a catalogare in maniera troppo vincolata allo strumento informatico.
Da quanto tempo non vengono fatti confronti tra UNIMARC e SBNMARC?
Purtroppo, secondo me, non è solo un problema di usabilità.
ah ah 😀 finalmente qualcuno ha notato questo post scherzoso.
Eh, ma l’efficenza dell’OPAC dipenderà anche da come sono stati catalogati i dati. Quello di cui mi piacerebbe discutere sono alcune parti dell’SBN-MARC 😛
Provai a postare ma cadde la linea. Per giorni.
Dicebamus: non posso seguirti sull’argomento sbn-marc, ma che risponderesti se ti dicessi che a livello logico l’esistenza della natura W mi ha sempre aiutata (da catalogatrice) e che troverei molto più semplice, ad esempio, che gli opac filtrassero i risultati in modo da mostrare solo le nature M con relativi legami? Più un problema di usabilità, insomma.
sono tonnato dalle ferieeee!!! che poi non sono state ferie e sono più stanco di prima è un dettaglio che non serve approfondire 😛
Riguardo al fatto che all’OPAC SBN beta mancano dei tweak qui e lì, può darsi. Comunque non so quanto siano fattibili certe correzioni, visto che sul vecchio portale ha sempre funzionato così.
Hanno invece sistemato una cosa molto curiosa riguardante il nostro discorso, pensa che sul vecchio OPAC la scheda in formato unimarc fa diventare le nature W dei titoli significativi (campo 200 con il primo indicatore impostato a 1). Sul nuovo invece il primo indicatore del 200 è (correttamente) impostato a 0.
Questo ci porta abbomba al nocciolo del problema che ribadivo nel punto 1 della mia risposta alla Ale: perchè, se “W” e “titolo non significativo” sono la stessa cosa, continua ad esistere la “natura W”? Qual è la giustificazione della sua esistenza?
Questo non fa altro che discostare (utleriormente e senza apparente motivazione) SBNMARC da UNIMARC.
E’ tanto tempo che volevo intervenire su questo post, ma sono stato troppo a lungo lontano dai cataloghi per formulare una risposta convincente, e la mia dimestichezza attuale con Unimarc non è sufficiente.
Mi limito a osservare la tua immagine, e ti confermo che lì è proprio un problema di Opac. Non esiste che un sistema accetti come input di una query
1) un termine di un solo carattere
2) una parola (un numero!) che dovrebbe stare in una stop-list
Inoltre anche se fosse, un risultato di 95020X record dovrebbe essere bloccato prima di essere estratto e visualizzato, magari con un messaggio: “troppi record – filtrare la ricerca”.
Secondo me si tratta di semplici tweak che l’ICCU deve ancora fare su quella che mi sembra la nuova interfaccia Opac SBN – è così?
Quanto alle W, secondo me ha ragione Ale: le W non dovrebbero essere visualizzate se non a partire dalle opere superiori. Anzi, non dovrebbero poter essere cercate, poiché entrambe (W e titoli non significativi, sì, sono la stessa cosa) hanno un senso logico solo in relazione al titolo che le contiene. Gli opac Sebina, per fare un esempio, le visualizzano sempre precedute dal titolo superiore, fra uncinate, per dare un significato a un titolo che non ce l’avrebbe da solo.
Infine, non so nei casi specifici, ma spesso mi è capitato di trovare nei cataloghi notizie “sporche”, che per errori di catalogazione, inettitudine dei catalogatori (magari risalenti a progetti di recupero di venti anni fa), o banali errori informatici di import massicci, ha generato migliaia di titoli significativi identificati come M anziché W, privi di legami e orfani e irraggiungibili. Ogni catalogo ne è pieno, e lì più che l’architettura sono stati banali errori umani o da automatismi imperfetti.
Ti direi che da molto tempo ho intenzione di scrivere un post su SBN-MARC, dove spiegare il mio punto di vista 😛
Riassumo solo 2 cose, secondo me fondamentali:
1. quello che ho taggato con “standard, no grazie?” deriva dal fatto che, ammesso (e non concesso) che la “natura W” sia l’equivalente del “Titolo non significativo” Unimarc, mi chiedo come mai sia stato scelto di utilizzare una natura diversa, invece di utilizzare l’indicatore del campo 200. Forse la risposta più semplice è che “natura W” e “titolo non significativo” non sono proprio la stessa cosa?
2. se ci riflettiamo, la natura W non è altro che una scelta implementativa di regole di catalogazione. Pardon, l’intero SBN-MARC dovrebbe essere la traduzione “leggibile da una macchina” di regole di catalogazione “comprensibili agli uomini”. E sono queste regole (REICAT, ISBD, FRBR, AACR2, ecc.) che definisco la logica della catalogazione, non, viceversa, il MARC.
In parole povere, dovremmo badare al messaggio (catalogazione), non al mezzo (software). Quello che mi inquieta dell’impianto SBN (ma vale per qualsiasi software) è che porta a catalogare in maniera troppo vincolata allo strumento informatico.
Da quanto tempo non vengono fatti confronti tra UNIMARC e SBNMARC?
Purtroppo, secondo me, non è solo un problema di usabilità.
Cattivo.
Semmai possiamo discutere dell’efficienza dell’opac 🙂
ah ah 😀 finalmente qualcuno ha notato questo post scherzoso.
Eh, ma l’efficenza dell’OPAC dipenderà anche da come sono stati catalogati i dati. Quello di cui mi piacerebbe discutere sono alcune parti dell’SBN-MARC 😛
Provai a postare ma cadde la linea. Per giorni.
Dicebamus: non posso seguirti sull’argomento sbn-marc, ma che risponderesti se ti dicessi che a livello logico l’esistenza della natura W mi ha sempre aiutata (da catalogatrice) e che troverei molto più semplice, ad esempio, che gli opac filtrassero i risultati in modo da mostrare solo le nature M con relativi legami? Più un problema di usabilità, insomma.