camminando sulle acque

Stamattina acqua alta importante: 131 cm.
Avvisato con grande anticipo dal Centro previsione maree (grazie al servizio sms) esco di casa con gli stivali. Per la prima volta da quando frequento venezia, non solo sono euipaggiato ma anche psicologicamente pronto ad affrontare l’evento.
Non dovendo passare il tempo a cercare la strada più asciutta, a cercare di creare dei salvagenti di fortuna o a pensare come affrontare il resto del giorno zuppo, mi permetto di guardarmi attorno.

Si scoprono un sacco di cose nuove.

Vedere come cambiano i movimenti delle persone in acqua, è tutto più lento, più fragile, come camminare sulle uova, cercando di evitare il moto ondoso causato dalle decine di persone che sguazzano insieme. Più volte mi ricordo degli insulti che mi sono preso un anno fa perchè mi agitavo come un pollo.

Il baracchino sotto il ponte degli scalzi è invaso da gente che compra stivali. I vigili dirigono il traffico sulle passerelle. Con un certo orgoglio noto che sono sempre pochi i folli che se la fanno a piedi nudi cercando di mantenere indifferenza per la cosa, magari fischiettando.

Arrivato vicino al bar Parlamento, crocevia di economisti in erba e lavoratori dell’università, vedo parecchi giovini indietreggiare spaventati, il classico capannello di fronte all’acqua minacciosa, che scruta, valuta, misura, scommette, aspetta. Alcuni tornano indietro commentando la necessità di stivali spaziali. Personalmente mi aggrego ai temerari che si incamminano camminando sulle acque.
Persone di tutti i tipi: giovani spaventatissime, professionisti indifferenti, vecchi sorridenti, stranieri curiosi, turisti eccitati, lavoratori annoiati, veneziani in contemplazione.

Arrivo a lavoro, asciutto e finalmente, dopo mesi, in anticipo.

Oggi vorrei ricominciare a darci dentro con la tesi, qualsiasi cosa questo possa significare. Spero non vi dispiaccia ma cercherò di entrare in clausura.

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