Ieri ho letto Wanted di Mark Millar, una miniserie della Marvel particolarmente interessante e divertente. Il mondo in cui viviamo è segretamente sfruttato a piacimento da una lega di supercriminali che ha sconfitto tutti i supereroi nel 1986 eliminando poi il ricordo della cosa. Il protagonista è uno sfigato clamoroso che scopre all’improvviso di essere figlio di uno dei leader della società supercriminale, si trasforma a sua volta in supercriminale e diventa ben presto un’esponente di rilievo della società segreta. Il mondo è inconsapevolmente in balia di una criminalità superorganizzata con una sua morale: stupro e omicidio. Tanta ironia su supereroi e fumetti marvel. Tanta presunzione nel finale.
Come spesso mi capita di recente, oggi mi faccio un giro tra gli archivi di vari siti di streaming, scoprendo che da Wanted hanno tratto anche un film, anzi, considerando il cast, un filmone. Morgan Freeman, Angelina Jolie e tanto hollywood. Ovviamente scopro al volo che la sana (o malata) passione per l’amoralità del fumetto è stata abilmente riscritta per il grande schermo, creando un blockbuster (quasi) adatto alle famiglie, un’operazione commerciale in grande stile in grado di tirar fuori i buoni sentimenti da pagine e pagine di violenza gratuita.
Preso dall’ansia per l’adattamento, scopro con gioia che hanno fatto il film anche di Max Payne, un bel videogioco che all’epoca fece eco per l’introduzione della modalità ‘bullet time’, ovvero la possibilità di rallentare il tempo per aumentare la spettacolarità delle scene d’azione (forse aveva anche un’utilità di gioco). Oltre a questo il videogame era stato anche ben scritto e vedeva il protagonista, un poliziotto (o detective? non ricordo) sulle tracce degli assassini della sua famiglia, tra sette mistiche e mafia russa, ma con notevoli problemi mentali derivanti dallo shock appena subito, che lo rendono più simile a uno psicotico che a un freddo vendicatore della notte. Ovviamente parte completamente dimenticata nel film, dove il protagonista è un’impassibile maschera di freddezza omicida.Ma insomma, effettivamente è sempre uno sparatutto, cosa dovrei pretendere? Forse meglio così?
Finisco la mia carrellata approdando a Dear Wendy, un film strano, di cui avevo visto la pubblicità parecchio tempo fa ma che non presi mai in considerazione. Lo vedo, mi piace, scopro che è stato scritto da Von Trier e diretto da un regista che partecipò al progetto Dogma e che dallo stile di Von Trier prende parecchio. Ma a me Von Trier piace.
Un gruppo di ragazzi disadattati inizia una sorta di venerazione per le armi da fuoco che li porta ad aumentare la fiducia in loro stessi.
Alla fine del film torno a pensare a Wanted e mi vengono in mente diverse analogie: la stessa ossessione per le armi da fuoco, lo stesso meccanismo di maturazione dei protagonisti grazie all’uso del “ferro”, la personalissima distinzione tra cose giuste e cose sbagliate, la violenza gratuita esibita nella parte finale del film.
Hey, c’è la mostra del cinema al Lido!