déjà vu

Tagli tagli tagli…..come al solito il governo quando pensa all’istruzione, alla ricerca, alla produzione di sapere, non fa altro che taglio e cucito, spesso lasciando moncherini di sciarpe mai finite.
Questo successe quando il disegno di legge della Moratti passò qualche anno fa, per poi essere freddato dal governo di sinistra.
Che succede ora? Lo Stato ha bisogno di soldi, anzi, bisogna razionalizzare le spese, ci sono troppi sprechi. Ottimo. Qualcuno mi può spiegare il legame con le attuali proposte della Gelmini? Qualcuno mi spiega perchè si interviene in una materia delicata come l’istruzione con un decreto d’urgenza? E la concertazione? Mettere le mani su scuola, università e ricerca è qualcosa che dovrebbe prevedere un ampio consenso. Anzi, è qualcosa che dovrebbe vedere in prima linea come interlocutori per una valida proposta di riforma, proprio associazioni di genitori, di professori e docenti, di studenti, le università. Vorrei capire quali esperti di pedagogia sono stati consultati per dire che una classe di 27-30 alunni è meglio di una di 18-20. O quali ricercatori o docenti si sono mostrati favorevoli al blocco del turn-over. Se la gelmini (o tremonti, o brunetta) mi tirano fuori anche solo una azienda privata che ha detto “tranquilli, il corso di filologia romanza lo pago io”, allora mi zittisco subito, ho sbagliato tutto. L’importante è capire la connessione magica tra il togliere fondi e personale indiscriminatamente e il miglioramento della didattica, l’aumento delle possibilità lavorative per i precari dell’insegnamento e della ricerca.

Scusate, sto divagando e in parte sfogandomi gratuitamente, a proposito ci sono migliaia di blog, qua ci sono io e parlo di quel che succede oggi.

Oggi a Ca’ Foscari c’è stata un’assemblea degli studenti, alle 15, a San Sebastiano. Il primo gesto concreto di mobilitazione. Precede di meno di 24 ore un Senato Accademico previsto per le ore 9 di domattina, a cui il Rettore ha invitato tutti (studenti,docenti,personale ATA, media, animali ed entità spiritiche).
Passo la mattinata travagliato sul da farsi. E’ successo pochi anni fa che ci imbarcammo nella protesta contro la Moratti, con tutto il cuore e la speranza necessaria ad affrontare la situazione. Ci siamo sbattuti. Siamo stati quel 50% di studenti che sopravvive alla 1° assemblea, quel 25% di studenti che resiste alla 2° e fa delle proposte, quel 10% che mette in atto le proposte e dedica il suo tempo all’azione, ai sit-in e ai cortei. Siamo addirittura finiti in quella parte difficilmente calcolabile di studenti che dopo un anno ancora parlava del problema, ancora cercava appoggi e soluzioni alternative.
Ci siamo scontrati con un sacco di problemi, abbiamo imparato molte cose e ci siamo divertiti, ma proprio tanto.
E abbiamo anche sofferto. Perchè, come abbiamo capito presto, non esiste mobilitazione di protesta attuabile senza sacrifici.

Oggi a venezia c’erano gli stessi promotori della mobilitazione di sempre. Succede così, Venezia è una città particolare, ma basti sapere che non ci sono forti realtà associative, figuriamoci di studenti. Quindi le redini delle proteste negli anni sono state saldamente mantenute da chi si occupa semiprofessionalmente della cosiddetta dissidenza,disobbedienza,dis…boh….
Le parole spese e le modalità di attuazione della mobilitazione sono state le solite, basta essere capitati almeno una volta in un corteo delle superiori e ripensare alla voce del megafono per avere un discreto quadro di cosa hanno detto oggi.
Io mica ci volevo andare, perchè lo sapevo che sarebbe andata così, ma c’era sempre la speranza che un gruppo di studenti prendesse il microfono e dicesse: “no, cazzo, non ci potete strumentalizzare così” e magari sarebbe stata utile una faccia nota ai disobbedienti per calmare le acque e fomentare la cooperazione.
Anni fa era successo, poteva succedere anche oggi.
Invece non è successo.
Ha parlato una docente di diritto spiegando (in soldoni) cosa si può concretamente fare, ha stimolato il nostro essere cittadini citando la costituzione.
Ha parlato un ex ’68 che diceva di aver già fatto cortei, fughe dalla polizia e che noi dovremmo fare qualcos’altro.
Parlano i disobbedienti e dicono che l’università è degli studenti, che le proposte devono partire da noi e il rettore e i docenti devono stare zitti e fare quello che gli diciamo.
E l’anacronismo, il paradosso, quando i disobbedienti dicono che noi non siamo i sessantottini, che siamo diversi, che loro non devono insegnarci niente perchè noi siamo noi…….ma noi chi? e siamo diversi come? facendo gli stessi cazzo di cortei dal 68 a oggi? occupando allo stesso modo in cui si occupava dal 68 ad oggi?
La proposta finale della giornata? “sono stanco delle assemblee che durano 10 ore senza combinare niente! partiamo e facciamo un bel corteo fino a palazzo labia, sotto la rai, e poi allo iuav”…..geniale!
La metà degli studenti, come previsto, si disperde nella nebbia con gli occhi smarriti di chi si chiede “ma? quindi?”, l’altra metà sia accoda al carretto con la cassa che spara a tutto volume un pezzo degli ska-p.
Ma possibile? In 10 anni di cortei e manifestazioni nemmeno la musica si sono degnati di cambiare!

P.S. un gruppo di giovani volenterosi si fermò a parlare col preside di lettere. Ce ne sarà almeno uno che domani dice al rettore e al corpo docente che gli studenti non sono disobbedienti? Che ci vogliono alternative. Che invece del blocco della didattica potremmo aumentarla? E creare gruppi di studio, ricerca, condivisione; sui problemi, sulle proposte. Le università sono fatte per produrre sapere, non slogan simpatici da urlare sotto le finestre! E allora produciamola sta conoscenza!

4 commenti su “déjà vu”

  1. A mio avviso l’informazione è propedeutica ad una propria manifestazione.
    Giovedì ho palpato ignoranza (come assenza di conoscenza), ho tastato anche il mio polso e non era tanto meglio. Siamo in ritardo, ma soprattutto sull’informazione.
    E’ chiaro che le infuocate parole trascinano, coinvolgono, arrabbiano, ed è anche vero che non tutti i 68ini avevano una coscienza assoluta di tutto ciò a cui stavano partecipando.
    Detto ciò mi sembra paradossale che nonostante i potenti mezzi di (in)formazione continua di cui disponiamo, riusciamo (grazie all’altrettanto continuo impegno di alcuni sconosciuti potenti detentori dell’informazione di massa, ma non entriamo nell’altrui merito)riusciamo quindi, aiutati dal gas soporifero vaporizzato (o sponsorizzato) gratuitamente per noi, riusciamo a non sapere un cazz di quello che più o meno lentamente succede intorno a noi.
    Un po’ come succede per le grosse crisi che ci stanno (s)coinvolgendo e che sembrano piovute dall’alto (governo ladro?!).
    Poi ZAC! ..riforma (che poi riforma non è!) ZAC!..tutti in piazza con la mazza! ZAC! “..questa democrazia è una merda!” ZAC! ..tutti con noi, NONO! tutti con noi!(siamo più incazzati!)

    OK.
    morale della favola:

    il testo ufficiale.. gli ho dato una parziale lettura, notavo l’art 14 di cui mi incuriosce la relazioni con i tagli previsti.. e il 16 che ci riguarda..
    partiamo dalla base, confrontiamoci, proponiamo.

    HO LETTO IL TESTO DELLA LEGGE QUI
    legge 133/2008

    HO CAPITO QUALCOSA DELLA CRISI QUI
    http://apocalypsedow.wordpress.com

    scusate la probabile disconnessione tra i pensieri o incompletezza dell’informazione ma ho scritto tutto ciò mentre assistevo alla splendida lezione di Giulio su WordPress che SARA’ LAUTAMENTE PAGATA!!!
    BUTTADABEREEEE!!!

  2. ..ed approfittando del casino generale, Berlusca ha privatizzato l’acqua in Italia! e la notizia e’ passata nel silenzio piu’ assoluto..
    il 5 agosto il Parlamento italiano ha votato l’articolo 23 bis del decreto legge numero 112, scritto dal ministro G. Tremonti. Nel comma 1 si afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica.

    ..uno non sa più dove guardare per non piangere..

    ricky

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